Comunicato del 14 aprile 2016. Si va verso il ruolo e lo status dei Ricercatori e Tecnologi degli EPR ? Le proposte dell’ANPRI per il decreto attuativo dell’art. 13 e … quelle del MIUR
A breve il Governo dovrà approvare il decreto attuativo dell’art. 13 della legge 124/2015 che, nell’ambito di una più ampia semplificazione delle attività degli Enti pubblici di ricerca, lo impegna a “garantire il recepimento della Carta europea dei ricercatori e del documento European Framework for Research Careers, con particolare riguardo alla libertà di ricerca e all’autonomia professionale; consentire la portabilità dei progetti di ricerca e la relativa titolarità valorizzando la specificità del modello contrattuale del sistema degli Enti di ricerca”. Obiettivi, questi, da sempre proposti e sostenuti dall’ANPRI, da ultimo promuovendo la Petizione “Per lo stato giuridico dei ricercatori e tecnologi degli EPR” che ha raccolto circa due mila firme di ricercatori, tecnologi, docenti universitari, scienziati ed esperti del mondo della ricerca.
Al fine di promuovere un ampio confronto interno alle comunità scientifiche degli Enti che sia di stimolo e di indirizzo per il Governo, nelle scorse settimane l’ANPRI ha messo a disposizione sul sito dell’Associazione un Documento contenente le proposte ANPRI per lo stato giuridico dei R&T degli EPR, con il quale finalizza il lavoro avviato sin dalla sua costituzione e proseguito negli anni fino alla stesura del “Manifesto su Ruolo e Valorizzazione dei Ricercatori e Tecnologi degli Enti Pubblici di Ricerca” presentato dall’ANPRI nell’audizione presso la VII Commissione del Senato, nell’ambito dell’Affare Enti pubblici di ricerca, ed ampiamente considerato nella Risoluzione approvata all’unanimità dalla stessa VII Commissione ad ottobre 2014.
Le proposte che l’ANPRI porta all’attenzione delle comunità scientifiche degli EPR sono tutte indirizzate a definire una cornice comune per i ricercatori e tecnologi degli Enti pubblici di ricerca, in grado di favorire l’autonomia, anche gestionale, dell’attività di ricerca, la titolarità piena dei progetti e la conseguente portabilità, la circolarità tra gli Enti, con le università e le istituzioni di ricerca nazionali e internazionali, un ruolo forte nella governance degli Enti, la valorizzazione delle professionalità e il riconoscimento del merito. Per garantire il pieno ed effettivo recepimento della Carta europea dei ricercatori e del documento European Framework for Research Careers, con particolare riguardo alla libertà di ricerca e all’autonomia professionale, i principi di stato giuridico che saranno definiti dal decreto legislativo dovranno essere recepiti dagli statuti, dai regolamenti e dai contratti collettivi nazionali di lavoro degli Enti pubblici di ricerca.
Nel corso delle ultime settimane sono trapelate numerose indiscrezioni sul testo che il MIUR avrebbe predisposto ed inviato alla Funzione pubblica, riprese anche dalla stampa (si veda ad esempio l’articolo “Ecco il decreto, Enti di ricerca liberati dai vincoli della PA” pubblicato da Il Sole 24 Ore il 10 aprile scorso).
Stando a quanto si apprende, rispetto alla proposta del COPER (il Comitato dei Presidenti degli EPR) che puntava principalmente ad introdurre norme per semplificare la gestione degli Enti, il testo del MIUR conterrebbe proposte che porterebbero ad allineare lo status dei ricercatori e tecnologi degli EPR a quello della docenza universitaria: decontrattualizzazione, vale a dire la sottrazione dei R&T dalle norme del testo unico del pubblico impiego (il D.lgs. 165/2001); riduzione degli attuali tre livelli a due fasce di uno stesso ruolo (coincidenti con gli attuali I e II livello); introduzione dei contratti “tenure track” a tempo determinato, della durata massima di 6 anni (3+3), che a seguito del superamento di una verifica consentirebbero il passaggio in ruolo direttamente nel II livello e la conseguente creazione di un ruolo ad esaurimento per il personale a tempo indeterminato attualmente inquadrato al III livello. Prevista anche una quota del 30% dei posti nei concorsi pubblici per le fasce apicali da riservare al personale III livello attualmente di ruolo.
Non è dato sapere, ovviamente, quali di queste anticipazioni saranno effettivamente contenute nel testo del decreto che il Governo si appresta ad approvare. Tuttavia, pur nei limiti dell’attuale livello di incertezza, l’ANPRI guarda con interesse alla definizione per legge degli aspetti principali delle prerogative professionali dei ricercatori e tecnologi, sottraendole alle oscillazioni della contrattazione collettiva, ma allo stesso tempo guarda anche con apprensione ad alcune novità non meglio dettagliate e non supportate, a quanto sembra, da adeguate strategie di gestione. Ci preoccupano molto, ad esempio, le conseguenze che potrebbero derivare dall’abolizione “tout court” del III livello a tempo indeterminato senza che a ciò si accompagni un piano straordinario di concorsi per il passaggio dal III al II livello fino all’assorbimento in tempi ragionevoli del personale che vi è attualmente inquadrato.
Così come ci preoccupano, sempre stando a quanto abbiamo appreso, sia l’assenza di un ruolo di governance per i R&T e del riconoscimento dell’anzianità pregressa maturata con contratti a tempo determinato, che pure era contenuta nel documento del COPER, sia la presenza di una norma che limiterebbe il numero massimo di Dirigenti di Ricerca/Dirigenti Tecnologi in servizio al 30% del numero di Primi Ricercatori/Primi Tecnologi. Tale percentuale, infatti, sarebbe notevolmente più bassa di quella stabilita dal DPR 171/1991 (che consentiva un rapporto pari al 50%).
Nei prossimi giorni si avranno forse informazioni più precise sugli effettivi contenuti del decreto attuativo, ma le indiscrezioni che circolano in questo momento suscitano non poche perplessità. È un passaggio importante e delicato, forse una vera svolta, nella vita degli Enti pubblici di ricerca, e sbaglierebbe il Governo a non cercare un confronto con i soggetti interessati. L’ANPRI, da parte sua, continuerà con il massimo impegno a svolgere il duplice ruolo “critico” e “propositivo”, facendo sentire la voce dei Ricercatori e Tecnologi, affinché i contenuti del decreto attuativo siano effettivamente innovativi e coerenti con i diritti e il ruolo dei Ricercatori e Tecnologi degli EPR così come riconosciuti dalla Carta europea dei ricercatori.
La Segreteria Nazionale ANPRI